La CAN Costiera, in collaborazione con la casa editrice Beletrina, ha organizzato un incontro letterario con il traduttore Vasja Bratina per approfondire il tema della traduzione, le sue sfide e la sua funzione nel dialogo tra culture.
In occasione dell’uscita della nuova traduzione in sloveno di “Elias Portolu”, a Palazzo Gravisi Buttorai di Capodistria si è svolto un interessante dibattito sull’importanza dell’opera dell’autrice vincitrice del Premio Nobel, e sul valore della sua recente edizione slovena pubblicata da Beletrina.
A dialogare con il traduttore Vasja Bratina, grazie al quale il pubblico sloveno ha potuto conoscere le opere di importanti autori italiani, tra i quali Umberto Eco, Claudio Magris e Natalia Ginzburg, è stata la giornalista Martina Vocci. Bratina ha condiviso con il pubblico il suo percorso professionale, che dall’ingegneria, passando per la psicologia e la psicoterapia, lo ha condotto infine alla traduzione. Secondo Bratina, il ruolo del traduttore è quello di mettere in contatto culture diverse, per far conoscere, al lettore d’arrivo, usi e costumi altrui. La conoscenza dell’altro, ha ricordato, è uno degli strumenti più efficaci per superare stereotipi e pregiudizi, poiché ciò che non si conosce può generare diffidenza e ostilità.
Bratina ha illustrato anche il percorso che lo ha portato a conoscere Grazia Deledda, la sua vita, le sue opere, ma anche la Sardegna, con tutte le sue peculiarità. A colpirlo in modo particolare è stata la sorprendente maturità della scrittrice, capace fin da giovane di cogliere le profondità dell’animo umano. I temi affrontati da Deledda, universali e senza tempo, continuano infatti a parlare a lettori di ogni epoca e latitudine.